venerdì 27 gennaio 2017

Mobile Interstitial Penalty: Google contro i banner che infastidiscono la navigazione mobile

Fonte articolo: http://www.webinfermento.it/mobile-interstitial-penalty-google/

Quante volte ti è capitato di navigare da smartphone e aprire una pagina web che, anziché mostrarti il contenuto, un articolo, ti mostra un fastidiosissimo banner che ti invita ad eseguire un’azione, come iscriverti a una newsletter o acquistare un prodotto?
Sicuramente diverse.
Se ne era parlato alcuni mesi fa ed era già stato annunciato da Google e ieri è avvenuto il rilascio ufficiale del “Mobile Interstitial Update”, un update antispam che avrà l’obiettivo di filtrare nelle serp, quelle pagine che presentano banner interstitial intrusivi per la navigazione dell’utente.

Ma come si applica l’update?

Innanzitutto c’è da chiedere che il filtro (o penalizzazione) va ad applicarsi soltanto alla visibilità mobile di una pagina web, non quella desktop quindi e si applica a livello di singola pagina e non di sito e colpirà soltanto quelle pagine il cui contenuto non è facilmente accessibile dall’utente dopo il suo click ad un risultato restituito dalla serp.
Sostanzialmente, quei banner che siamo costretti a chiudere, a volte anche con difficoltà, prima di accedere al reale contenuto cercato.
Google ha spiegato quali sono le tipologie di interstitial che saranno interessati da questo aggiornamento:
  • pagine web che mostrano popup che coprono l’intera area del contenuto, subito dopo aver cliccato sul risultato dalla serp o anche quando compare a schermo intero, mentre stiamo leggendo un contenuto.
  • Pagine web che mostrano popup a tutto schermo che invitano l’utente a compiere un azione prima di giungere al contenuto di interesse.
  • Pagine web che utilizzano un layout con la parte “above the fold” molto simile ad un interstitial a schermo intero, ma il cui contenuto originale si presenta dopo l’interstitial.
Google ha però specificato che non tutti i banner ed interstitial da mobile sono da considerarsi intrusivi e fornisce anche esempi di quelli che non lo sono:
  • interstitial che il webmaster è obbligato ad avere nelle pagine, come la cookie privacy policy.
  • Interstitial con contenuti riservati e non indicizzabili pubblicamente, come ad esempio articoli accessibili soltanto se si è sottoscritto un abbonamento.
  • Banner che non occupano troppo spazio nello schermo e sono facilmente chiudibili dall’utente.
Ho già notato diversi siti anche di grossi editori che si sono adeguati per tempo a questo update, ma ho il timore che tante piccole attività e siti di venditori di info-prodotti, dovranno ancora aggiornare i loro layout e farlo il prima possibile.

SEO Tool per copywriter: 5 strumenti per scrivere meglio

Fonte articolo: http://www.mysocialweb.it/2017/01/20/seo-tool-copywriter-scrivere-meglio/

Ci sono dei SEO tool per copywriter che possono fare la differenza. E cambiare il modo di scrivere un blog. Possono influenzare un web writer o magari di chi deve scegliere una headline efficace. Insomma, anche chi scrive notte e giorno può usare gli strumenti di chi lavora con i motori di ricerca.
In che modo il web writer può trovare vantaggi grazie ai SEO tool? La soluzione è semplice: in questo universo sono comprese utility che possono analizzare un sito dall’header al footer. Così puoi trovare errori, problemi, occasioni e punti di forza. Io però mi rivolgo solo agli strumenti per scrivere.
Ci sono diverse soluzioni per ottimizzare una pagina web, e non puoi ignorare l’universo dei motori di ricerca se scrivi articoli per il blog (ma non solo). Devi lavorare per le persone, questo lo sai bene. Ma è proprio grazie a Google che trovi le informazioni per scrivere meglio. Poi i SEO tool fanno il resto.

SEO Tool: la giusta prospettiva

Prima di elencare strumenti e caratteristiche utili a chi scrive per mestiere, devo affrontare questo punto: qual è la prospettiva giusta? A cosa servono questi SEO tool? A migliorare l’opera di web writing, a limare le imperfezioni, a scegliere gli argomenti migliori, a individuare gli approfondimenti che le persone apprezzeranno.
Tanto per intenderci, non ci sono trucchi e inganni. Ma soprattutto niente estremismi: da un lato ci sono i puristi della scrittura, quelli che ignorano qualsiasi influenza del web marketing nel mondo dell’arte. Si scrive con carta e penna, ecco. Poi ci sono i writer che pensano di scrivere solo per i motori di ricerca. Ignorando un punto: il SEO copywriting non esiste come entità, ma in funzione del pubblico. Vuoi ottenere il massimo dai tuoi testi? Ecco i migliori SEO tool, usali con cura e senza pretendere miracoli: devi metterci la tua capacità di analisi.

Google Keyword Planner: la base

Inizio con il SEO tool per eccellenza: Google Keyword Planner, lo strumento messo a disposizione da Mountain View per capire qual è il volume di ricerca di una parola chiave, senza dimenticare il CPC (costo per click, fondamentale per definire la concorrenza nei confronti di una keyword).
Il volume di ricerca è la media delle ricerche mensili. Prima il Keyword Planner proponeva numeri, oggi per molti utenti si ragiona in termini generici. Dati più specifici vengono elargiti a chi attiva una campagna AdWords, in ogni caso può fare la differenza e dare delle indicazioni chiare.
L’aspetto interessante di Google Keyword Planner: ti dà delle idee correlate per parole chiave pertinenti. A cosa serve questo tool? Un web writer deve consultare i numeri, deve sapere cosa cercano le persone e quanto sono interessate a un argomento. Ma non deve farti incantare dalle cifre.
Una keyword con un alto volume di ricerca non è per forza un obiettivo da raggiungere, è la strategia a dettare il ritmo. Proprio come dice Jacopo Matteuzzi quando spiega come scrivere un articolo ottimizzato SEO. Keyword Planner è un amico fidato per individuare la parola chiave più importante.
Quando scelgo una keyword per il mio articolo valuto anche la concorrenza (numero degli inserzionisti) e il CPC. Questi elementi mi permettono di considerare l’importanza di una parola chiave per una nicchia: le conversioni non arrivano dal numero di visite, ricorda questo punto.

Ubersuggest: un mondo di correlate

Chi lavora nel mondo del web copywriting conosce Ubersuggest, uno dei SEO tool più efficaci. A cosa serve? A organizzare in ordine alfabetico le keyword correlate. Ovvero le parole chiave che ruotano intorno a quella principale. Un risultato del genere lo puoi ottenere anche con Google.
In che modo? Sfruttando il completamento della ricerca o i suggerimenti che si trovano alla fine della serp. Ubersuggest, però, ha il pregio di definire ogni soluzione, ogni possibile sfumatura della keyword che ti interessa. Basta un click per avere tutti i risultati, ma come puoi usarli per ottenere il massimo?
Con Google Keyword Planner individui la focus keyword, la parola chiave più importante in termini di ricerche e rilevanza per la tua nicchia. Con Ubersuggest, invece, trovi gli argomenti da sviluppare per soddisfare le esigenze del pubblico. Ecco un esempio legato al topic “calendario editoriale”.
  • Focus keyword: calendario editoriale
    • Calendario editoriale per social
    • Calendario editoriale per blog
    • Modello calendario editoriale
      • Modello calendario editoriale in Excel
      • Modello calendario editoriale in PDF
      • Modello calendario editoriale da stampare
Questi approfondimenti non sono scelti a caso, ma arrivano dall’analisi delle correlate di Ubersuggest. In alternativa puoi usare due tool che hanno delle caratteristiche simili: SuggestMrx e Keyword.io. Quest’ultimo tool è particolarmente interessante perché ti consente di cercare all’interno di database interessanti come YouTube, Amazon Bing ma anche Alibaba, Fotolia e Playstore.
SEO Tool per copywriter
Per completare il tutto puoi usare uno strumento che amo: le mappe mentali. Al centro metti la focus keyword, ogni nodo riguarda una delle correlate che hai scelto e così fino a raggiungere le soluzioni più specifiche. In questo modo puoi organizzare i tuoi contenuti con un numero limitato di SEO Tool. Hai bisogno di altro per scrivere online? Vediamo, qualcosa può servire.

Hypersuggest e le ricerche inverse

Molti si fermano a Ubersuggest e alle correlate ferme alla combinazione “keyword principale + nuove parole”. Perché non andare oltre nella scoperta delle soluzioni utili per capire cosa succede su Google rispetto a un determinato termine? Lo puoi fare con HyperSuggest, un ottimo SEO tool.
Quali sono le funzioni di questo strumento? Prova tu stesso: inserisci la parola che ti interessa e genera i risultati. Puoi puntare sulla combinazione classica, quella che ho citato sopra che vede la parola principale seguita da nuove chiavi di ricerca. Oppure puoi selezionare solo ReverseSuggest. Vale a dire i risultati che ti spiegano cosa scrivono le persone prima della tua keyword.
In questo modo puoi avere uno scenario completo, definito. Soprattutto se sintetizzi entrambe le opzioni. NormalSuggest e ReverseSuggest sono le funzioni essenziali di questo tool: usale nel miglior modo possibile per raffinare gli argomenti da affrontare nel tuo contenuto ideale.

Google Trends, cosa e quando scrivere

Per me Google Trends è uno strumento decisivo. Può essere la soluzione decisiva per organizzare il calendario editoriale come un vero stratega del blogging. Il motivo è semplice: questo SEO tool ti consente di capire quali sono le evoluzioni di ricerca di un determinato termine. Prendendo in considerazione una serie di correlate.
Hai una struttura turistica in montagna e il sito web ha un blog. Vuoi scrivere una serie di articoli dedicati alla settimana bianca. Qual è la parola chiave da sfruttare? In quale periodo? Confronta l’andamento delle alternative, cerca di capire cosa vogliono le persone e in che periodo dell’anno.
In questo modo è facile capire quando e come pubblicare. Con Google Trends puoi capire qual è il momento giusto per pubblicare un articolo. E ti assicuro che questo vale anche per le ricerche geografiche: puoi dare delle flessioni interessanti se sai da dove arrivano le query.

Answer The Public, la risposta a tutto

Uno dei tool più utilizzati nell’universo SEO e che sta conquistando l’attenzione anche dei web writer: Answer The Public. Cosa fa questa utility? Ti permette di estrarre tutte le domande che il pubblico fa sui motori di ricerca intorno a una parola. Se cerchi, ad esempio, la parola blog cosa ottieni?
Answer The Public
Cosa succede se inserisco una parola in Answer The Public?
Una ruota con una serie di rami che ti permettono di scoprire come si articolano le domande in base a esigenze specifiche: perché, quando, dove, cosa, chi. Subito dopo trovi un grafico simile che si riferisce alle preposizioni. In questo modo hai un quadro chiaro della situazione e di come si articolano le ricerche sul web. A cosa serve questo tool, mi chiedi? A raffinare il calendario.
Per chi dedica tutte le proprie energie a un argomento è essenziale: puoi indagare in profondità, puoi dare risposte concrete alle persone che cercano determinate informazioni. E questo diventa oro colato per chi deve sfornare titoli vincenti, e per chi deve creare un piano editoriale.

Quali SEO tool usi per scrivere?

Questi sono gli strumenti che uso ogni giorno per scrivere meglio, per lavorare nel mondo del blogging e del copywriting. Ah, dimenticavo: tutto questo è inutile se non ci metti la testa. Nel senso che le keyword possono dare dei riferimenti, ma devi essere tu a contestualizzare il tutto. Altrimenti non ottieni altro che pagine inutili piene di parole chiave. Altrettanto superflue.
Quindi, ecco il mio consiglio: trova il topic più importante per l’articolo, indaga e cerca degli argomenti correlati, individua il trend delle ricerche e crea il contenuto migliore. Sei d’accordo? Vuoi aggiungere la tua esperienza? Lasciala nei commenti come sempre, affrontiamo insieme l’argomento.

Quello che i rivenditori online dovrebbero sapere sul Mobile Marketing

Fonte articolo: https://www.3dprestige.com/quello-che-i-rivenditori-online-dovrebbero-sapere-sul-mobile-marketing/

Hai controllato il telefono negli ultimi 15 minuti? Sicuramente sì. Non sei l’unico. Così ha fatto il 52% degli utenti di smartphone negli Stati Uniti, secondo Gallup.
L’utilizzo della telefonia mobile ha superato l’utilizzo del PC già nel 2014, e questo trend non sembra destinato a invertirsi. Anzi.
Perché?
  • I dispositivi mobili sono significativamente più piccoli di un computer di medie dimensioni. E’ più facile tirar fuori uno smartphone dalla tasca per leggere le news piuttosto che tirare fuori un computer portatile dalla custodia, o alzarsi per accendere un computer desktop.
  • Nei prossimi anni gli smartphone, per alcuni utenti, sostituiranno completamente i computer desktop grazie al miglioramento della potenza di calcolo, le dimensioni più grandi dello schermo e le possibilità di connettersi a qualsiasi altro dispositivo.
  • Si prevede che l’utilizzo del telefono cellulare raggiunge un numero di 4770 milioni nel 2017.
  • Le persone portano i dispositivi mobili dappertutto. Lo dice il nome stesso: mobile.
Mobile marketing per incrementare vendite e fatturato
Mentre l’utilizzo del mobile è in crescita esponenziale ogni anno, i web marketers hanno ancora grossi dubbi nell’investire in mobile advertising. I loro più grandi timori riguardano alcuni dei seguenti aspetti:
  1. Tempo di prova di ogni annuncio o testing time: non ogni dispositivo mobile risponde in maniera uguale a un particolare annuncio, di conseguenza il tempo di prova varia da un sistema operativo ad un altro. Ottimizzare gli annunci per ogni dispositivo mobile richiede più tempo che testare gli annunci per un PC.
  2. Dimensioni dello schermo: confrontando la dimensione dello schermo di uno smartphone con le dimensioni di uno schermo di un computer desktop, è possibile dedurre il perchè i proprietari di shop online tendano a evitare il mobile marketing.
Tali preoccupazioni dei proprietari di negozi online sono del tutto giustificate in considerazione del fatto che essi temono di rischiare di perdere tempo e denaro.
Ma non tutto è così male come sembra.

Vediamo quali aspetti del Mobile Marketing possono avere un impatto positivo sullo shopping online:

  • La riconoscibilità del marchio (Brand Awareness) è il primo fattore di una certa rilevanza che può essere influenzato se una vera e propria strategia di mobile marketing viene intrapresa e mantenuta nel tempo. Offrendo regolarmente informazioni mirate ai potenziali clienti, i rivenditori online potrebbero riscontrare cambiamenti (in positivo) nella visibilità del proprio marchio.
  • Il secondo elemento che viene impattato da una strategia di mobile marketing è il coinvolgimento del cliente (Customer Engagement). Il coinvolgimento del cliente è direttamente collegato alla consapevolezza del marchio nella misura tale da garantisce che le persone torneranno a visitare una certa pagina web se essa è mobile-friendly.
  • Oltre alla consapevolezza del marchio e il coinvolgimento del cliente, il successo di una strategia di mobile marketing influisce sui tassi di conversione delle vendite. Una strategia ponderata non solo ha il potere di trattenere e mantenere il cliente, ma converte anche il traffico di potenziali clienti in vendite effettive.
  • L’ultimo aspetto che una campagna pubblicitaria mobile può influenzare sono gli acquisti offline. Non tutti sono capaci di utilizzare i loro telefoni per completare il processo di acquisto. Ben l’88% dei consumatori ricerca online e poi acquista in un negozio fisico. Oltretutto, molti utenti prendono in mano i loro smatphone per essere aiutati (attraverso informazioni, recensioni, immagini) durante lo shopping nei negozi fisici.
Il grafico qui sotto mostra come molti membri di un specifico gruppo di età usino il loro smartphone o il loro tablet per acquistare online, secondo un report di Bronto.
Acquisti online tramite smartphone e tablet
Lo stesso report afferma che i pc portatili (laptop) sono ancora i principali dispositivi usati per fare un acquisto online.
Sebbene l’utilizzo di smartphone e tablet non sia così diffuso come l’utilizzo di computer portatili per gli acquisti online, i proprietari e gestori di e-commerce hanno una grande varietà di scelte quando si tratta di strategie pubblicitarie su dispositivi mobili.
Vediamole insieme:

App Mobile marketing

L’App marketing mostra un grande potenziale tra tutte le varie tattiche di pubblicità. Le persone spendono circa l’80% del loro tempo sui dispositivi mobili utilizzando le applicazioni. Siamo tutti d’accordo che gli annunci che compaiono nelle applicazioni sono abbastanza fastidiosi, per non dire molto. I proprietari di negozi online dovrebbero sfruttare la potenza dell’App marketing per creare le proprie applicazioni.
La distribuzione e la promozione di una nuova applicazione è di vitale importanza per la sua sopravvivenza ed espansione tra gli utenti di telefonia mobile. Quando decidi di rilasciare un app, ricordati che deve essere unica, esclusiva e utile, le persone devono avere un motivo per scaricarla. In caso contrario, tutti i tuoi sforzi saranno stati vani.

In-game marketing

Secondo Mintel, quasi la metà degli americani usano i loro dispositivi mobili per giocare. L’In-game marketing può apparire in forma di bandiera pop-up, annunci video e annunci illustrati a schermo intero. Il più alto livello di interazione con l’utente, e quindi il più alto livello di efficacia, si raggiunge quando è possibile integrare gli annunci pubblicitari in modo tale da sembrare una caratteristica all’interno di un gioco.

Location marketing

Targettizzare gli utenti non è mai stato così facile. I dispositivi mobili consentono di rintracciare un gruppo mirato di persone e conoscere la loro posizione. Il Location marketing può attirare un potenziale cliente entro il raggio di una specifica attività.
Questa strategia ha una gamma utenti un pò limitata, ma la combinazione con un’altra tattica di mobile advertising può contribuire a estendere il suo pieno potenziale.
Utilizzare tecniche di mobile marketing per raggiungere più clienti

Cosa dire dei tassi di conversione?

Il problema più grande con il Mobile Marketing sono i bassi tassi di conversione. Il sogno di ogni rivenditore online, dopo aver investito in una luccicante campagna di mobile advertising, è quello di convertire il traffico del suo sito web in acquisti online.
Purtroppo, non è così semplice come sembra, e si traduce spesso in perdite. Tuttavia, è possibile apportare alcune modifiche che avranno un effetto diretto positivo sui tassi di conversione da dispositivi mobili.
Eccole qui:

Ottimizzazione delle Landing Page

Delle pessime landing page possono far abbandonare il carrello della spesa ai tuoi potenziali clienti. Ma quel che è peggio, è che essi possono avere una così brutta esperienza da non tornare più sul tuo sito.
L’ottimizzazione delle landing page inizia riducendo la quantità di contenuti presenti nella pagina. I siti web sui dispositivi mobili si caricano molto più lentamente se contengono un sacco di immagini. Prova a rimuovere le immagini non necessarie dal tuo sito. Se consideri davvero necessario disporre di tutte quelle immagini, applica il ridimensionamento di esse.
Inoltre, assicurati che stai fornendo ai tuoi utenti solo le informazioni più importanti. Troppo testo renderà il tuo sito web poco fruibile.
Un altro aspetto importante riguarda il design e l’aspetto grafico del tuo sito web. Gli utenti tendono ad annoiarsi e ad abbandonare i siti vecchi e antiquati. Se non vuoi perdere potenziali clienti e soffrire quindi di bassi tassi di conversione è fondamentale che il tuo sito sia aggiornato. Hai mai pensato a un restyling del tuo sito internet?

Ottimizzazione del checkout da mobile

Numerosi clienti abbandonano il carrello a causa di un complicato processo di checkout. Il motivo principale? Moduli lunghi da riempire con informazioni inutili.
Le persone che si sentono chiedere eccessive informazioni lo prendono come un attacco alla propria privacy. Il tuo sito web dovrebbe avere la soluzione più rapida a questo problema: i form per il checkout devono richiedere solo informazioni di base ai clienti.
I siti web mobile-friendly dovrebbero inoltre avere il più semplice design possibile per le pagine di checkout e comprendere anche un guest checkout. Un ospite non registrato potrà successivamente diventare un cliente abituale.

Rimozione di banner pop-up

Una volta effettuate l’ottimizzazione della landing page e della pagina di checkout, è meglio verificare se le tue pagine web soffrono della sindrome da banner pop-up. Gli utenti odiano quando non possono ignorare o “skippare” i banner e questo porta a interrompere il loro processo decisionale e di acquisto.
Nel caso in cui un visitatore sia riuscito in qualche modo a farsi largo attraverso un mare di banner pop-up, a volte questi possono riapparire durante le ultime fasi di acquisto. Conseguenza: frustrazione dell’utente e abbandono del carrello.
Prova a verificare e a rimuovere completamente i banner pop-up per migliorare l’esperienza d’acquisto da mobile e accelerare l’intero processo.

Il Mobile Marketing è un elemento chiave di ogni strategia di successo di pubblicità online. Ogni rivenditore online dovrebbe prendere in considerazione questa pratica.

I rivenditori online a volte trascorrono ore e ore a ottimizzare il sito web del loro marchio, tuttavia finiscono poi l’anno con report che indicano cali delle vendite. Uno dei loro punti deboli nelle strategie pubblicitarie potrebbe essere appunto il Mobile Marketing.
Il Mobile Marketing può influenzare la Brand Awareness, il coinvolgimento del cliente, i tassi di conversione delle vendite e gli acquisti offline.
Una corretta ottimizzazione del sito web per una versione mobile-friendly e il prendersi del tempo per capire ciò che gli utenti cercano e si aspettano nei negozi online potrebbero rendere gli acquisti online più semplici e più frequenti!

martedì 17 gennaio 2017

Come scrivere una newsletter aziendale

Fonte articolo: https://www.studiosamo.it/guide/scrivere-newsletter-aziendale/

Questo è un punto essenziale per definire la presenza online della tua impresa. Sai che l’email marketing è un passaggio decisivo, hai acquistato un profilo utile al tuo scopo su Mailchimp o Mailup, adesso devi affrontare il passo successivo: come scrivere un’email aziendale? In questo caso devi mettere in campo tutte le tue competenze di copywriter.
La newsletter ha un potere diverso da qualsiasi mezzo, può raggiungere l’utente in un luogo speciale. Vale a dire la casella di posta, un angolo riservato che costringe l’individuo a una lettura concentrata, dedicata al messaggio. Inoltre presuppone un altro passaggio: chi riceve il contenuto ha chiesto di iscriversi alla lista.
Quindi ha espresso un preciso volere: voglio leggere i tuoi contenuti. Spesso le liste vengono arricchite attraverso soluzioni non sempre lineari, questo è vero, ma non sono soluzioni che ci riguardano. Chi gioca pulito ottiene buoni risultati nel tempo. Hai un buon programma di email marketing, hai regalato contenuti di qualità in cambio di email quindi l’agenda è corposa: come scrivere una newsletter aziendale?

Definisci una strategia di email marketing

Questo è il punto di partenza per ogni attività, mi dispiace ripeterlo ma è così: per capire cosa scrivere in una newsletter devi prima inserire questo strumento in una strategia completa. A cosa servono le email? A fidelizzare i lettori del blog aziendale? Può essere una buona idea, in questo caso pensi a un certo tipo di contenuti. Vuoi vendere prodotti o servizi? Perfetto, questa è una soluzione differente.
Con la newsletter aziendale puoi raggiungere più obiettivi. I moderni programmi di email marketing permettono di definire template differenti per necessità diverse, senza dimenticare che puoi creare segmenti in modo da inviare un messaggio specifico ai contatti interessati.
Quindi, prima di capire come scrivere una newsletter è giusto definire a cosa serve. Puoi gestire delle email per mantenere un legame, oppure puoi usare i messaggi per fare lead nurturing. E alimentare i potenziali clienti con contenuti specifici tipo case study, white paper, webinar e presentazioni.

Stabilisci un calendario editoriale della newsletter

Come scrivere una newsletter aziendale? Gestendo con attenzione i tempi. Perché una delle cause fondamentali dell’abbandono è proprio questa: una pubblicazione eccessiva. D’altro canto se non mantieni i rapporti gli iscritti rischi di ottenere il risultato inverso: poco coinvolgimento, scarsa attenzione.
come scrivere una newsletter aziendaleCome puoi leggere in questa grafica, l’eccessiva quantità di newsletter è il motivo che spinge le persone ad abbandonare la newsletter aziendale. Quindi devi puntare su una pianificazione attenta e mai improvvisata. Cosa vuol dire questo? Quante email inviare in un mese?
Non esiste una risposta certa, nel senso che questi dati possono variare in base al tipo di azienda e al messaggio. La regola fondamentale è questa: devi fare delle prove, dei tentativi. Solo attraverso i test puoi avere una risposta chiara. Questo riguarda anche i giorni migliori e l’orario ideale per inviare: le prove empiriche ti danno la risposta. Quello che devi considerare, invece, è l’argomento della newsletter.
Sai bene che un contenuto commerciale, basato sulla vendita, può essere considerato troppo invadente. Guarda le altre motivazioni che portano l’utente ad abbandonare la newsletter: riguardano i contenuti. Non sono rilevanti, non rappresentano quello che mi aspetto. D’altro canto uno sconto fa sempre piacere, soprattutto in una data specifica. Ecco perché è indispensabile avere un calendario editoriale della newsletter. Io di solito adatto quello che uso per il blogging, lo puoi scaricare qui: modello calendario editoriale in Excel.

Cosa scrivere in una newsletter

Come suggerito, ci sono diversi motivi per scrivere una newsletter aziendale. Perché è proprio la natura dell’impresa ad avere diversi obiettivi comunicativi. Quindi per rispondere a questa domanda – cosa scrivere in una newsletter – devi considerare in primo luogo l’obiettivo dell’invio. Te ne possono indicare quattro.

Articoli del blog

Uno dei pilastri della newsletter aziendale. Puoi usare questo strumento per aumentare le visite del blog e portare visite verso i tuoi contenuti. Non mi riferisco all’aggiornamento giornaliero via email, in questo caso puoi usare il feed rss e la funzione Feedburner, ma dell’invio attraverso email di sintesi ragionate.
Ad esempio, Studio Samo potrebbe inviare una newsletter con una selezione di articoli dedicati al mondo dell’email marketing. Con un’introduzione, un titolo e un’immagine: 5 box con link all’articolo per dare alle persone iscritte delle indicazioni chiare sui contenuti da leggere. Puoi fare la stessa cosa per un singolo post importante, per dare maggiore enfasi.

Raccolta di risorse

Uno dei contenuti più interessanti per chi fa email marketing aziendale. Non sempre puoi produrre contenuti da condividere in esclusiva sulla newsletter, per questo puoi fare delle raccolte di risorse prese dal web e che rimandano verso qualcosa di utile. Chi si occupa di web marketing, ad esempio, può trovare i migliori SEO tool: a questo punto sarà la tua abilità nel content curation a fare la differenza.

Contenuti speciali

Questo è un aspetto decisivo dell’email marketing aziendale. Come scrivere una newsletter di successo? Punta sui contenuti speciali, su regali che puoi confezionare e donare. In questi casi puoi lavorare bene con le segmentazioni e fare content marketing intorno alle esigenze dell’audience. Cosa regalare in una newsletter?
  • Un articolo inedito.
  • Un ebook che hai scritto.
  • Una presentazione su slide.
  • Un video o un webinar.
  • Un case study o un white paper.
Il concetto è semplice: devi rendere la tua risorsa speciale. Sul serio. Quanto tempo hai impiegato per creare quell’ebook? E la presentazione? Il video è valido? Il concetto di dono deve essere portato all’estremo se vuoi raccogliere buoni risultati. Altrimenti il tuo documento finirà nella solita cartella dei PDF da leggere.

Contenuti commerciali

Qui devi puntare sulle vendite e mandare delle offerte, o magari degli sconti con un coupon da sfruttare in determinati momenti. Non ti nascondo che il contenuto commerciale rischia di diventare un problema: le persone odiano queste soluzioni quando diventano insistenti, e quando sono decontestualizzate. Diluisci questo lavoro nei contenuti, non tempestare chi si è iscritto alla newsletter con continue richieste di attenzione verso la vendita.

Come scrivere una newsletter di successo

Arriviamo al dunque, come scrivere una newsletter aziendale efficace. Il primo punto da rispettare: non puoi mandare una newsletter da un programma qualsiasi di posta elettronica (tipo Gmail). Devi usare software dedicati come i già citati Mailchimp o Mailup. Costano? Hanno un prezzo elevato? Fa parte del business, l’email marketing è una delle strategie più efficaci per vendere online. Quindi devi essere disposto a investire.

Oggetto email

Quali sono gli elementi decisivi di una buona newsletter? Primo tra tutti: l’oggetto email. Il motivo è semplice, questa stringa di contenuto introduce ciò che il lettore dovrà leggere. Quindi se vuoi ottenere buoni risultati devi convincere a cliccare. Quali sono le regole di un oggetto email efficace?
  • Breve.
  • Chiaro.
  • Veritiero.
In particolar modo devi inserire l’aspetto più importante della comunicazione all’inizio, in questo modo chi legge dal telefonino può capire quali sono i vantaggi del messaggio. Ancora un punto: evita tutte le parole che potrebbero essere definite come spam e non millantare qualcosa che non offri. Il primo click passa, poi le persone ti cestineranno senza pietà.

Cura l’identità

Fa’ in modo che sia sempre visibile l’identità di chi invia la newsletter (io inserisco un box alla fine dell’email per spiegare chi sono) e imposta il tuo programma di email marketing per riconoscere il nome del contatto: la personalizzazione del contenuto è importante, ma assicurati che tutto funzioni nel modo giusto. Ricevere un messaggio che inizia con “Ciao nome_utente” non è il massimo.

Testo e immagine della newsletter

La newsletter deve essere un equilibrio ponderato. Le immagini sono importanti, ma hanno senso? Aiutano a contestualizzare il contenuto? Ciò che funziona per un articolo di un blog o per una landing page vale per la newsletter: tutto dipende dall’obiettivo del messaggio. Ecco qualche consiglio.
  • Semplifica, scrivi il giusto.
  • Valuta il tone of voice.
  • Cura la leggibilità del testo.
  • Inserisci immagini belle.
  • Usa i call to action button.
Se hai delle azioni da veicolare questa è la strada da seguire: i call to action button possono fare la differenza, lo stesso vale per le immagini. Se sono aggiunte a caso diventano ostacoli per la lettura, soprattutto da mobile, ma se stai vendendo una vacanza in Thailandia e inserisci la foto di una spiaggia la differenza è evidente.

Esempi di newsletter aziendale

Gli esempi sono infiniti, puoi sfogliare decine di email aziendali per capire cosa pubblicare in questi messaggi. Sul blog Studio Samo ho già affrontato il tema e ho elencato una serie di casi da prendere come riferimento. Si trovano nel paragrafo Esempi di Newsletter.
Esempi di newsletter aziendale
Chiaro, non esiste uno schema definito. Puoi sfruttare un lavoro visual se hai la possibilità di lavorare con foto e immagini, puoi puntare sul testo se vuoi comunicare in modo differente. Ciò che conta è l’analisi dei dati. Ancora una volta voglio dare un messaggio chiaro: non esiste un unico modo di fare email marketing, è l’osservazione empirica che ti dà segnali significativi per capire cosa piace e cosa non piace al cliente.

La tua esperienza personale

Come creare una newsletter aziendale? Bella domanda. Io di solito ragiono intorno alle categorie che ti ho elencato (articoli del blog, contenuti speciali, raccolte e contenuti promozionali) facendo attenzione a non annoiare. Il miglior modo per scrivere una newsletter nel tempo è fare in modo che le persone siano felici di riceverla, devono aspettare il tuo lavoro. Tu hai qualche consiglio da aggiungere?

lunedì 9 gennaio 2017

Perché aprire un blog aziendale?

Fonte articolo: http://www.mysocialweb.it/2017/01/05/perche-aprire-un-blog-aziendale/

Già, perché aprire un blog aziendale? Da sempre è uno degli strumenti più discussi del settore web marketing. Potrei parlare di social media marketing, di SEO, di copywriting. Anche di email marketing, chiaro. Ma il corporate blogging è, praticamente da sempre, al centro dell’attenzione.
Il motivo è semplice: con gli articoli metti in scena quel tuo bisogno di raccontare, di pubblicare, di fare storytelling. Che poi diventa un semplice luogo dove pubblicare comunicati stampa è un’altra storia: molti blog aziendali si trasformano in archivi di testi inutili a causa della scarsa professionalità.
Per creare un blog aziendale di successo devi affidarti a professionisti del settore, gente in grado di fare un piano editoriale e di pubblicare articoli capaci di raccontare veramente i valori aziendali. Intercettando il grande valore dell’inbound marketing che ti consente di definire il pubblico utile.
Mi chiedi perché aprire un blog aziendale? Ti dico subito il primo motivo: fare in modo che le persone giuste – ovvero i potenziali clienti – trovino il tuo sito web. Questa è la logica dell’inbound marketing. Il blog è il principe assoluto di questo ragionamento. Esistono altri vantaggi che ti consentono di spingere verso questa soluzione? Certo, oggi voglio dedicarmi proprio a questo punto.

Cos’è un blog aziendale?

Il blog aziendale è un diario online piegato alle logiche commerciali. Si tratta di una tipologia di sito web basato sulla pubblicazione, scandita nel tempo, di contenuti differenti. Puoi pubblicare un numero infinito di articoli, ognuno dedicato a un argomento. Nel corporate blogging questo diventa uno strumento per ottenere vantaggi concreti.
Il blog aziendale ha una sezione dedicata alle pubblicazioni quotidiane, ma anche un menu con delle pagine statiche che consentono di presentare il team, il portfolio, le esperienze precedenti. Ma, soprattutto, qui puoi creare le landing page. Le risorse che permettono al lettore di trasformarsi in un potenziale cliente. In un lead. Ed è proprio questo il punto di partenza: perché aprire un blog aziendale? Perché investire in questo settore? Scopriamolo insieme.

Intercettare clienti

Questo è il primo motivo. Perché creare un blog aziendale? Per fare in modo che le persone trovino il tuo lavoro attraverso ricerche informazionali. Ovvero query che non hanno un intento commerciale preciso, ma che riguardano la risposta a una domanda legata al tuo argomento, al tuo business.
Questo lavoro è alla base della scrittura SEO oriented: non devi limitarti a inserire keyword, devi capire cosa cercano le persone. Quali sono i bisogni del tuo pubblico. A questo punto puoi sfruttare il blog aziendale per creare contenuti specifici e dare delle risposte. Puoi fare lo stesso con un sito web statico? No, il blog per sua natura permette di pubblicare un numero infinito di pagine con una logica.
Si tratta di un diario online, una sequenza di articoli. Il sito ha un numero limitato di pagine: potrebbe essere un portale o un e-commerce, questo è vero. Ma per intercettare le ricerche informazionali il blog è la soluzione ideale. Ecco perché devi prendere in considerazione la possibilità di aprirlo.

Fidelizzare il pubblico

Con un blog aziendale puoi fidelizzare il pubblico. Puoi fare in modo che le persone scoprano i contenuti e trovino un motivo per seguire i tuoi canali social. Canali che non si alimentano da soli, devi trovare dei contenuti per attirare il pubblico. Il blog aziendale fa parte di questo equilibrio.
Ci sono diversi canali per creare un legame con la tua audience. In primo luogo puoi sfruttare il Feed Rss, senza dimenticare la newsletter: i post del blog possono essere raccolti in base agli argomenti e distribuiti nei vari messaggi. Inoltre il blog è uno degli strumenti ideali per aumentare il numero degli iscritti alla lista e fare email marketing. Basta un form di iscrizione nella sidebar.
Il blog aziendale può diventare il punto di partenza per pubblicare contenuti extra. Tipo e-book, moduli, video, interviste, infografiche: tutto questo diventa strategia di content marketing da sfruttare per ottenere lead, link in ingresso, nuove visite. Ma alla base c’è sempre la distribuzione del blog.

Puoi ottenere link in ingresso

Lavorare sul blog aziendale vuol dire ottenere link in ingresso. E sai bene che questi collegamenti sono decisivi per ottenere vantaggi in termini SEO. Quindi per superare i competitor nella serp. Segui il mio ragionamento: perché le persone dovrebbero linkare un sito istituzionale?
Qui ci sono le informazioni commerciali, le pagine che permettono di scoprire cosa fai. Difficile trovare qualcuno disposto a linkare questo materiale. Molto più facile ottenere il risultato con dei contenuti non viziati dall’aziendalese, smarcati dall’impronta di chi vuole solo vendere o spingere i prodotti.
perché creare un blog aziendale
Un esempio di blog aziendale virtuoso? Pornhub fa sicuramente al caso tuo. Quest’azienda ha pubblicato sul proprio blog delle infografiche dedicate alle abitudini degli utenti, suscitando curiosità e ilarità. La notizia è stata ripresa da testate internazionali, e con una buona dose di Digital PR il noto portale ha ottenuto una marea di link di qualità. Che nel settore in questione sono difficili da ottenere.
Dove creare il blog aziendale? In una directory del sito web o in un dominio a parte? La prima opzione è vincente perché in questo modo quando ottieni link al blog automaticamente trasmetti il valore al sito web. Con un blog pubblicato su un dominio differente questa connessione viene meno.

Dai un volto alla tua azienda

Questo è il passaggio che preferisco. Cosa significa creare un blog aziendale di successo? Accorciare le distanze con il pubblico, ecco cosa vuol dire. Attraverso uno strumento del genere puoi trovare nuovi clienti online, questo è vero. Puoi fare molto per l’ottimizzazione SEO. Ma puoi anche conferire un’anima a ciò che fai, puoi dare un volto alla tua realtà commerciale. Un volto spesso nascosto.
Questo non è bene. Ecco perché suggerisco di pubblicare sempre con il nome, con l’identità in primo piano. Le persone si fidano delle persone, e tu non puoi proporre articoli anonimi in un’epoca in cui le persone interagiscono con i brand attraverso chat e commenti. Devi personalizzare il lavoro.
E lo devi fare proprio attraverso i tuoi contenuti migliori. Usa un tone of voice adeguato, parla con il pubblico e rispondi ai commenti. Insomma, usa il blog per creare un ponte tra azienda e pubblico: non devi essere un triste archivio di volantini, devi fare storytelling insieme al lettore.

È necessario aprire un blog aziendale?

Voglio chiudere con questo punto: tu mi chiedi perché aprire un blog aziendale, io ti rispondo che devi prima valutare la sua efficacia. Questo strumento non è per tutti, non è scritto sulla pietra che devi, per forza, lavorare su questo punto. In qualche caso può essere una perdita di tempo, oppure può portare dei vantaggi relativi. E magari l’azienda in questione non può investire in questa direzione.
Tutto dipende, non puoi generalizzare e creare un blog aziendale solo perché va di moda. O perché lo ha scritto quel guru del web marketing. Valuta con attenzione la tua realtà, crea una digital strategy degna di questo nome e crea un blog aziendale quando riesci a definire obiettivi concreti.

Perché aprire un blog aziendale?

Già, perché creare un blog aziendale? Perché dedicare tempo e spazio in una strategia di web marketing a questo strumento? Non sarebbe meglio lavorare sull’advertising? Risultati misurabili e immediati, altro che web writing e calendario editoriale? L’idea sembra interessante ma dimentichi qualcosa.
Il blog aziendale ti consente di creare una base fissa, stabile, credibile. Pubblicare contenuti è il modo migliore per dare alla tua attività un valore nel tempo. Dalla SEO al social media marketing, il blog diventa decisivo per raggiungere obiettivi concreti. Sei d’accordo? Hai esperienze diverse da raccontare? Perché aprire un blog aziendale secondo te? Racconta tutto nei commenti, lascia la tua opinione personale.